Da alcuni anni l’Osservatorio Immagino, tramite l’analisi dei valori nutrizionali elencati nelle etichette dei prodotti, incrociati con i dati di vendita forniti da Nielsen, ci spiega come cambiano le abitudini alimentari, e non solo, degli italiani. L’ultimo rapporto, uscito in questi giorni, si basa sui dati di 125.000 prodotti di largo consumo presenti nella Grande distribuzione, che rappresentano l’83% di quanto viene venduto negli iper e supermercati.
Il documento, di quasi cento pagine, parte dal cosiddetto “metaprodotto Immagino”, ovvero un prodotto ipotetico che è la sintesi statistica dei dei nutrienti indicati sulle etichette di 75.454 prodotti appartenenti ai reparti delle bevande, della drogheria alimentare, del fresco e del freddo. I risultati ci indicano come siano sostanzialmente stabili i grassi, in leggera flessione le proteine e in crescita le fibre. Il dato più rilevante è però il drastico calo nel consumo di zuccheri (-1,2%).
Il rapporto continua poi con una serie di approfondimenti su tematiche specifiche, che vanno a delineare un quadro preciso della direzione che stanno prendendo i nostri consumi alimentari e non solo.
In questo approfondimento sono stati selezionati quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento.
Ne è scaturito che l’italianità ha aumentato in modo significativo il suo peso sul carrello della spesa (+4,4% sulla rilevazione precedente), confermandosi come un aspetto rilevante nelle scelte d’acquisto dei consumatori.
L’italianità la fa da padrone
In questo approfondimento sono stati selezionati quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento.
Ne è scaturito che l’italianità ha aumentato in modo significativo il suo peso sul carrello della spesa (+4,4% rispetto alla rilevazione precedente), confermandosi come un aspetto rilevante nelle scelte d’acquisto dei consumatori.
La forza del “senza”, anche conosciuto come free form
Sono compresi in questo mondo un insieme di prodotti che presentano in etichetta, o sul packaging, una serie ampia di claim, accomunati dalla minore o assoluta non presenza di qualcosa: ad esempio “pochi zuccheri”, “poche calorie”, “senza zucchero”, “senza olio di palma”, “senza grassi idrogenati”, “senza sale”, “senza aspartame”, “senza conservanti”, ”senza OGM”. In questa famiglia aumenta l’attenzione per i prodotti con pochi zuccheri e senza zuccheri aggiunti. In crescita anche: poche calorie (+11,5%), senza antibiotici (+18,4%) e non fritto (16,5%).
I prodotti Rich In
In questo caso ci si riferisce ai prodotti vantano la presenza in assoluto o, in forma maggiore, di qualche caratteristica. Ad esempio: “con vitamine”, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fonte di calcio”. A farla da padrone in questo segmento sono i prodotti ricchi di proteine (+8,5%), magnesio (+8,4%), potassio (+6,7%) e zinco (+10%).
Prodotti e intolleranze
Sono i prodotti con claim e loghi legati al tema delle intolleranze alimentari. Nello specifico: “senza glutine”, “senza lattosio”, “senza latte”, “senza lievito”, “senza uova”.
In questo settore il giro d’affari continua a crescere con un trend delle vendite che segna un +1,8%,, con particolare attenzione verso i prodotti senza lattosio (+0,9%), senza lievito (+4,2%) e senza uova (+6,1%).
Prodotti come stile di vita
Un segmento particolare, che raggruppa, i prodotti che riportano a un determinato stile di vita, claim e loghi come: “idoneo a uno stile di vita vegetariano”, “idoneo a uno stile di vita vegano”, “halal”, “kosher”, “biologico”. La crescita complessiva delle vendite in questo settore è stata del +2,3%.
Vegetariano e vegano si confermano con gli andamenti più positivi. In generale, il fenomeno dei consumi identitari ha guadagnato sempre più spazio nelle vendite dei prodotti a largo consumo.
Il valore dell’artigianalità
Hanno superato quota 3 mila il numero di prodotti che richiamano in etichetta il particolare metodo di lavorazione con cui sono stati ottenuti, ad esempio: “estratto a freddo”, “trafilato”, “lavorato a mano”, “essiccazione”, “artigianale”, “affumicatura”, “non filtrato”. Un segmento che, complessivamente, segna un trend di crescita dello 0,2%.
Sugli scudi o claim: non filtrato (+17,8%), lavorato a mano (+6,7%), artigianale (+11,8%) e affumicato (+17,4%).
Gli alimenti che “fanno bene”
In questo caso il report si orienta su 27 prodotti spesso indicati in etichetta perché considerati come valore aggiunto in quanto benefici. Il trend delle vendite segna un 2,6% di crescita. Si tratta di alimenti cosiddetti superfruits (mandorle, mirtilli, cocco, acqua di cocco e avocado), super cereali e farine (avena, germe di grano, kamut, farro, quinoa, farina di riso, farina di mais), semi (semi di zucca, semi di lino, semi di chia, semi di sesamo e canapa), dolcificanti (zucchero di canna e stevia), spezie (cannella, zenzero, curcuma), superfood (matcha, acai e spirulina).
A farla da padrone sono i superfruit e i semi. In particolare la spirulina ha visto un offerta di prodotti in crescita del 50% e un giro d’affari in crescita del 63,2% nell’arco di un anno.
Morbidi, croccanti o…
Un’altra categoria di analisi interessante, quella dei prodotti accomunati da 11 claim o caratteristiche segnalati in etichetta e relativi alla loro consistenza, come “croccante”, “sottile”, “vellutato”, “cremoso”, “morbido”, “ruvido”, “ripieno”, “farcito”.
Le consistenze più amate dagli italiani sono croccante (+5,8%) e morbido (+6,8%).