Il retail USA soffre, un settore già duramente provato dallo shopping online che oltreoceano è molto più sviluppato che in Italia, e che ha visto l’entrata in campo di Walmart, il numero uno della Gdo Usa. L’ultima notizia, clamorosa, è il default di Pizza Hut, la celebre catena statunitense che, insieme alla sorella Wendy’s, conta più di 1.600 ristoranti e 40.000 dipendenti. Un parziale accordo con i creditori sarebbe già stato sottoscritto e dovrebbe scongiurare la chiusura dei fast food con il celebre marchio, ma sarà necessario il subentro di altri gestori.
Questo è solo l’ultimo dei brand abbattuti dalla crisi del Coronavirus negli Usa. Il Covid-19 ha aggravato situazioni di difficoltà che il mondo del retail americano sta vivendo da tempo. Il boom delle consegne a domicilio, laddove si sono applicate misure di confinamento, avrebbe solo temporaneamente lenito una ferita già aperta.
Altri noti brand della ristorazione, fra cui Starbucks, hanno annunciato pesanti tagli di personale e la chiusura di centinaia di locali, molti dei quali (almeno la metà) nei grandi centri commerciali. Nel retail a stelle e strisce non cadono solo le catene della ristorazione. Purtroppo la lista si allunga ogni giorno e fra i brand compaiono anche nomi di primo piano quali quali Pier 1 Imports, J.C. Penney e altri.
Questa crisi lascerà una scia di migliaia di serrande abbassate e posti di lavoro perduti. Salvo ritorni di fiamma della pandemia occorreranno, secondo la stampa economica, almeno due anni per recuperare questa crisi. E in mezzo, cosa non di poco conto, ci sono le elezioni presidenziali disputate fra due visioni opposte del futuro.
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